
Prevedibilità, Bias e la Sfida della Scoperta
Siamo davvero così prevedibili? È una domanda che tutti, prima o poi, ci poniamo. Forse perché ci sentiamo letti troppo facilmente, forse perché crediamo di conoscere qualcuno al punto da anticiparne ogni pensiero. Eppure, conoscere non significa necessariamente chiudere le porte alla sorpresa, né significa negarsi la possibilità di ricredersi.
Viviamo circondati da convinzioni, fragili contenitori delle nostre certezze. Restiamo dentro di essi finché qualcosa—o qualcuno—non arriva con un pugno a frantumarli. A quel punto, si apre un bivio: raccogliere i pezzi e ricostruire tutto uguale a prima o fermarsi a osservare i frammenti, cercando di capire se c’è qualcosa di nuovo da apprendere.
La Trappola del Bias
Il mondo non è bianco o nero, e il nostro cervello non è un computer che lavora con uno schema binario 0/1. La nostra realtà è fatta di sfumature, di intensità variabili che possiamo elaborare. Ogni valutazione che facciamo è frutto di un processo complesso, che dipende dai nostri stimoli, dalle esperienze, dalla volontà di comprendere.
Ma proprio questa complessità può ingannarci.
Cadere in un bias cognitivo è facile: vediamo ciò che conferma le nostre credenze e ignoriamo ciò che le smentisce. Il bias di conferma è una delle trappole più insidiose, perché ci fa credere di essere razionali mentre, in realtà, stiamo solo filtrando la realtà per adattarla alla nostra visione del mondo.
La crescita personale, allora, sta nella volontà di non cadere in questi inganni. Non basta sapere che i bias esistono: serve il desiderio di evitarli, di mettersi in discussione, di voler davvero capire senza limitarsi a giudicare.
Valutazione vs. Scoperta
Non tutti, però, vogliono vedere le sfumature. Non tutti vogliono capire. C’è chi preferisce restare ancorato alle proprie convinzioni, chi trova conforto nella rigidità delle proprie idee. E c’è chi, al contrario, rifiuta persino l’idea di valutare gli altri, perché sa che la valutazione è un giudizio, e il giudizio è spesso un limite.
Scoprire, invece, è un atto di apertura. Non si tratta di stabilire se qualcosa è giusto o sbagliato, se qualcuno è affidabile o meno. La scoperta è pura curiosità, desiderio di conoscere senza incasellare.
Forse è questo il vero punto: smettere di voler valutare e iniziare a voler conoscere. Perché solo così possiamo sorprenderci, cambiare idea e accettare che la prevedibilità, in fondo, è solo un’illusione.